Silvano Agosti, Lettere dalla Kirghisia

Gianluca Del Prete

Leggere e sognare

Basta immaginare un’isola perché quest’isola cominci davvero ad esistere…”

Così si aprono le dieci lettere, con un’aria sognante ed uno sguardo sul reale. Silvano Agosti parte in medias res, fisicamente immerso nel sogno-progetto d’una società del benessere comune. Tutti lavorano per tre ore al giorno e dedicano il resto del tempo a festeggiare la vita. Non esistono più la frustrazione e l’alienazione del lavoro. Ognuno è libero di fare quello che gli piace. Non ci sono politici stipendiati. La cosa pubblica è il bene supremo e chi la amministra lo fa in modo volontario. Non ci sono scuole: ogni bambino gioca fino a diciott’anni e così vive il desiderio della scoperta. Niente più ruoli: tutti apprendono nelle Case del Sapere grazie ai computer. Studiare significa etimologicamente desiderare, e lo studio forzato e coercitivo si trasforma nell’apprendimento nobile e naturale.

Ci sono solo due commissioni, l’una governa e l’altra è addetta al miglioramento della società, grazie allo sviluppo tecnologico. I soldi tagliati dai politici e dagli eserciti si spendono per far mangiare tutti, ai giovani viene data una casa. Gli anziani non sono emarginati, ma nei parchi raccontano agli altri le loro vite. C’è grande rispetto per loro e gli vengono dati dei campi da coltivare. Leggiamo di una società delle coscienze, dell’amore e della solidarietà.

Agosti scrive così bene che chi legge, pur se tra mille dubbi, mentre legge ci crede.

Non ci sono più le prigioni, gli ex detenuti devono soltanto vestirsi di un colore diverso per espiare la colpa attraverso il rapporto con gli altri. Chi ruba ruba a se stesso e nessuno più si sognerebbe di compiere il male. Nessuno fuma, le droghe e la maggior parte delle malattie sono scomparse, gli ospedali sono autogestiti. Nell’estraneo ognuno scopre sé stesso. Il miracolo è compiuto. La Costituzione: Tutto è basato sull’essere umano. Perfino nell’amore si sono raggiunti bellissimi risultati. Siccome si è scoperto che i problemi derivavano dal conflitto tra tenerezza, sessualità e amore, chi ha voglia di fare l’amore porta sulla giacca un fiore azzurro.

Alla fine del libro ho pensato a Rousseau e a Pelagio. Queste lettere prendendo le mosse dalla fiducia originaria nell’essere umano, (che Silvano ha proposto come Capolavoro e Patrimonio dell’Umanità all’UNESCO) condannano lo status quo dell’Occidente e la degradazione della qualità di vita dell’uomo in questa società; arrivando a sintetizzare quelle che potremmo considerare alcune idee rousseauiane pelagiane.

Mai patto sociale fu più benigno di quello visto e raccontato da Silvano Agosti. Mai libero arbitrio e sviluppo dell’umanità ebbero così grande respiro. La Kirghisia società non antisociale: società del bene che ha superato il male.

Il monaco britannico Pelagio, eretico in lotta contro Agostino, negava il peccato originale e la sua trasmissione a tutto il genere umano. Negava la provvidenzialità della grazia divina e della chiesa. Nessuno era predestinato, ognuno poteva giungere con le sue preghiere, azioni e coscienza alla salvezza eterna.

Ma Agosti parla d’umanesimo e non di religione. Ci racconta di uomini senza soldi, che si amano, tra i quali ognuno è lieto ospite ed ha sempre un posto libero. Ci racconta di esseri umani e non di borghesi, non mariti né mogli. Ci racconta del risveglio delle coscienze. Egli ne è profondamente convinto, basta ascoltare le sue interviste e guardare i suoi occhi innamorati.

Così si chiude la sua poesia sognante ma mirata al quotidiano: «La vera cultura è il comportamento». Penso alle spropositate spese per gli armamenti, agli sprechi disumani della società contemporanea, ai morti di fame di ogni giorno:

insomma a tutto il mondo reale, troppo reale, che fa da premessa e contro-canto alla voce lirica di Silvano Agosti…

Ma se lui ci crede, se mentre leggo e mentre scrivo ci credo anch’io: se la letteratura sospende l’incredulità, perché dovremmo contraddirla?

Proprio ieri sera ho incontrato un ragazzo kirghiso!

Silvano AgostiLettere dalla Kirghisia, L’immagine edizioni, Roma, 2004, pp. 144, € 8,50.

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