Sonia Caporossi propone una personale selezione antologica dei Canti di Giacomo Leopardi (la cui prima edizione risale al 1831). Nell’Introduzione spiega la ratio della selezione delineando un percorso di lettura che riflette il tema della caducità del tempo e dell’esistenza individuale, ragione di infinita solitudine. Alla Struttura dei testi è dedicata un’apposita sezione. Segue l’antologia, a partire da Ultimo canto di Saffo sino ad Appressamento della morte, estrapolazione, quest’ultima, non derivante dalla stessa raccolta, ma intenzionalmente inserita dall’autrice in quanto ulteriore manifesto poetico essenziale per riflettere sui principali nuclei tematici della poesia leopardiana. La curatrice costruisce un viaggio attraverso le principali analisi critiche che dal diciannovesimo secolo in poi hanno inquadrato il poeta e la sua produzione come oggetto imprescindibile di discussione, alimentando sentimenti contrastanti, come quello già noto di Benedetto Croce, che consegna alla posterità un profilo decisamente poco edificante del poeta di Recanati. Tramite numerosi riferimenti ai testi presenti nella raccolta emerge con chiarezza la volontà di demolire e destrutturare l’immagine storicamente codificata del Leopardi pessimista. Il poeta giungerebbe ad una constatazione di fondo che lo rende molto più contemporaneo e moderno di altri, ossia all’impossibilità di comprendere le ragioni dell’esistenza, il che comporta lo sprofondamento in quell’infinito così poco afferrabile e inaccessibile. La curatrice sottolinea infatti che «Leopardi assume sempre più il ruolo destinale di un filosofo dell’esistenza» (p. 14). L’autrice evidenzia, inoltre, la presenza di un “noi” spesso ravvisabile, in riferimento all’uomo e alla sua generale dimensione esistenziale tragica. Ed è esattamente nell’Infinito che si condensa l’avvicinamento estremo delle circostanze autobiografiche a quelle di «compartecipazione cosmica, universale con le vicende degli esseri umani» (p. 15).
L’itinerario di lettura congegnato da Sonia Caporossi procede per nuclei tematici: dall’idealismo rinvenibile in A Silvia, raffrontata all’immagine di Nerina nelle Ricordanze, figure femminili non riferite ad amori infelici e realmente vissuti, ma «che assurgono a valore simbolico, sovrastorico e sovradeterminato» (p. 18), la cui menzione presenta la finalità strumentale di approfondire il tema della morte in gioventù e della memoria, sino alla produzione successiva con «la svolta dell’amore realmente vissuto dal poeta» (p. 20). L’epilogo conduce il lettore allo sperimentalismo di A sé stesso, e al «testamento poetico e spirituale di Leopardi» (p. 23) con i Canti napoletani. Particolarmente illuminante è l’assunto della curatrice secondo cui «Il cantore dell’infinita solitudine è, insomma, un inattualissimo attuale» (p. 26), che necessita di essere storicamente collocato, senza ricorrere a conclusioni affrettate e semplicistiche.
Segue il saggio a cura di Antonino Contiliano intitolato Con “0=∞” fra le pieghe temporali dell’infinito leopardiano, che offre un’ interpretazione alternativa dell’Infinito, alla luce di collegamenti più o meno evidenti con le teorie sull’ infinito di grandi scienziati e filosofi della storia dell’umanità, da Aristotele a Galileo Galilei e oltre, partendo dall’assunto (espresso dallo stesso Leopardi nel suo Zibaldone) secondo cui il tempo corrisponderebbe al nulla e qualsivoglia tentativo di descrizione ipotetica degli elementi costitutivi della realtà risulterebbe vano. Emerge una lettura trasversale ed interdisciplinare, tra pratiche scientifiche e letterarie.
Giacomo Leopardi, L’infinita solitudine. Antologia ragionata delle poesie, a cura di Sonia Caporossi, Marco Saya Edizioni, Milano 2020, pp.148, € 15,00.
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