Lo studente fuori corso,che pensava a godersi la vita, ogni tanto doveva dare notizia alla famiglia di aver sostenuto un esame per giustificare la sua presenza a Pisa. E allora lo vedevi passare dalla Biblioteca a prendere i libri e se gli facevi notare che mancavano tre giorni, diceva: “Mio zio mi ha dato una pasticca che mi tiene sveglio”. Lo zio era un professionista di alto livello. Lo studente era colto e intelligente ma la pasticca dava il suo contributo e l’esame veniva superato.
Nello sport professionistico occorrono passione, talento e faticosi allenamenti; poi, per arrivare e mantenersi ad alti livelli, ci sono anche gli aiutini. Che solo il talento e la forza non siano sufficienti per primeggiare ce lo conferma un libro di Willy Voet, uno che il mondo del ciclismo lo ha vissuto appieno, da anello debole della catena. Colto in flagranza con un carico di sostanze dopanti, dopo qualche giorno di tortura nelle celle di pubblica sicurezza francesi e con interrogatori e perquisizioni descritte con dovizia di particolari nel libro, si mise a cantare, chiamando in causa, lui massaggiatore e dispensatore della roba, il gruppo dirigente della sua squadra, la Festina; e, di contorno, dirigenti, medici e corridori di altre società. Naturalmente le prime reazioni dei chiamati in causa furono quelle di dargli del millantatore con il tentativo di farlo passare per uno spacciatore. Ma dal libro traspare che le autorità, non del mondo ciclistico, ma quelle preposte ai controlli del traffico di sostanze dopanti, stessero indagando e fossero sulle sue tracce, aspettando il momento giusto per intervenire. La vigilia della partenza da Dublino del Tour de France del 1998 fu l’occasione per un riscontro mediatico mondiale. Dopo qualche giorno di isolamento lo misero in una cella da dove in televisione seguiva il caso .Scrive: “…delle lezioni di morale dispensate da un presentatore televisivo che avevo visto un giorno, e non ero il solo, abbandonarsi su un divano di un locale notturno, ubriaco fradicio e fumando uno spinello […] Vedevo inoltre Leblanc, Killy e Hinnault discutere seriamente davanti a milioni di spettatori. Ma per chi prendevano il pubblico? A chi Hinault e Leblanc volevano far credere che cadevano dalle nuvole, che il doping veniva da un altro pianeta, che non erano al corrente di nulla?” E anche le dichiarazioni di Bruno Roussel, direttore sportivo della Festina: “Bisogna mettere in chiaro questa faccenda. Voglio essere quanto prima ascoltato dalla polizia e desidero che si lascino tranquilli i miei corridori”. Il Tour partì regolarmente, ma dopo pochi giorni la Festina fu esclusa dalla gara e si sciolse come società. Virenque, capitano della squadra, dopo i processi fu sospeso per un anno e riprese a gareggiare con altre squadre. Voet ci dice che“I corridori sapevano e sanno sempre quel che prendono… perché conoscono il loro organismo… Essere professionista significa esserlo a tutti i livelli. Ma loro hanno l’abitudine di dire sorridendo: non ho mai preso niente, mi hanno sempre dato tutto”.Voet, continua la sua requisitoria narrandoci tutti gli escamotage messi in atto dagli atleti per aggirare i controlli. C’è un capitolo intero, titolato Un tubo nell’ano, che dice tutto sull’inventiva degli addetti e sulla superficialità con cui venivano effettuati i controlli sopratutto sui leader:la pratica arcaica della pompetta sotto l’ascella, che con un piccolo tubo dalla manica della maglia arrivava al pube;il preservativo inserito nell’ano che con un piccolo tubo mimetizzato con peli consentiva di fare l’imbroglio. Nel libro è riportata la foto del marchingegno e c’è anche quella di una piccola centrifuga che permette di controllare il tasso di emocrito, di cui gli atleti si dotavano a proprie spese. Si legge inoltre dell’uso indiscriminato di cortisone: “A dispetto del benessere che genera, il cortisone finisce col distruggere i muscoli, a forza di favorirne la sollecitazione, provocando fragilità tendinea ed articolare”. Chissà se questa pratica continua, considerando tutti gli infortuni che si registrano anche in altri sport. Il libro è stato pubblicato in Italia nel 2002. Quest’anno è il ventennale dell’uscita di questo libro; sarà cambiato qualcosa? Da quel che si legge e da quel che si ascolta da chi è dell’ambiente c’è solo una certezza, per il profano: che la scienza è in continua sperimentazione e chi controlla o dovrebbe controllare ha meno risorse di chi crea pozioni magiche.
Willy Voet, Massacro alla catena. Rivelazioni su trent’anni di imbrogli, Bradipolibri, Torino, 2002, pp. 142. € 14,50.
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