UNA MODESTA PROPOSTA di Giulio Rosa

(per risolvere il problema della saturazione delle terapie intensive,

per dare conforto ai nostri cari anziani

e per contribuire positivamente al bilancio dello stato)

Persone delle quali ci fidiamo, ci rivelano che la vera ragione del numero elevato di morti per virus (del quale alla fine scopriremo l’infido artefice) non è dovuto alla sua intrinseca letalità, quanto piuttosto al fatto che i numerosi ricoveri hanno saturato i dispositivi di terapia intensiva, rendendoli indisponibili per soccorrere cittadini di buona prestanza fisica, atti al lavoro e alla produzione di profitti.

Effettivamente, si tratta di un grave inconveniente che in passato era stato previsto dai gufi e rosiconi di turno, ma per il quale non avevamo predisposto misure adeguate. E’ un inconveniente superabilissimo.

E’ noto che, da svariati lustri, i nostri avveduti governanti avevano provveduto a robusti tagli alle spese sanitarie allo scopo indifferibile di alleggerire il passivo dello stato e consentire significativi risparmi ai cittadini che, legittimamente, non consentono allo stato di intrufolarsi nelle loro tasche e che interpretano, giustamente, in modo creativo gli obblighi tributari, omettendo di dichiarare i sudati frutti del proprio lavoro e sottraendoli alla famelica pretesa dello stato ladrone. Inoltre, abbiamo reso più equa la distribuzione delle risorse economiche pubbliche, attribuendone quote rilevanti alla sanità privata che, secondo il proprio severo giudizio, stabilisce quali e quanti servizi porre sul mercato. Per capire tutto meglio, conviene studiare il caso dell’eccellenza sanitaria lombarda. Dalla quale, ancora una volta, viene una indicazione saggia e pratica per risolvere il problema: indirizzare i malati (anziani, così da prendere due piccioni con una fava) nelle residenze per anziani (meglio se sfornite, per loro manifesta incapacità, di dispositivi di protezione). A buon intenditor! Non ci vuole un professorone di economia per capire i benefici per i conti pubblici: altre tasse risparmiate, sappiamo come. A buon intenditor!

Qualche solone fa notare che in Germania muore meno gente che altrove, anche tra i vecchi. I soliti tromboni accademici sostengono che ciò dipende dall’alto numero di posti in terapia intensiva e dalla diffusione dei presidi sanitari. Chiacchiere! Si tratta, come è del tutto ovvio, di un caso palese di superiorità genetica. Razziale, tanto per intenderci. Stanno ancora risentendo dei benefici delle politiche eugenetiche e di pulizia sanitaria attuate negli anni Trenta. Beati loro!

E’ del tutto evidente che non possiamo farci carico, per una crisi futura, di migliaia di posti letto attrezzati tenuti di riserva. Ci rendiamo conto di quanto possono costare? Tutti soldi tolti agli alleggerimenti tributari programmati per profitti del duro lavoro eccetera, eccetera.

Dunque, bisogna pensare a una soluzione finale, da rodare subito, sia pure progressivamente e senza spaventare nessuno.

Dicono che in Inghilterra hanno messo a punto un meccanismo a punti: se hai più di 70 anni, scordati soccorso e assistenza. Naturalmente prevedendo possibili eccezioni, caso per caso. Si sa: lì l’aristocrazia ha i suoi privilegi. Noi, in effetti, cominciamo già a regolarci così: dovendo scegliere, i migliori protocolli prevedono di salvare i giovani. Siamo pratici: ci vogliono braccia valide per produrre profitto e sfamare i pargoli. E poi, vuoi mettere il risparmio per il sistema pensionistico?

Dunque, questo primo accorgimento, da attuare in fase clinica, va già bene.

Nel pacchetto possiamo infilarci anche il sistema a punti. Va bene: però, in questo modo finiamo con l’intervenire troppo in là, avendo speso soldi e tempo (cioè, ancora, soldi). Per l’eccellenza sanitaria non va ancora bene.

Certo, ci sarebbe sempre il sistema attuato dall’eccellenza sanitaria lombarda (quello dei ricoveri dei malati negli ospizi). Può andar bene ora, in situazione di emergenza, ma noi dobbiamo evitare l’emergenza. E poi, fin che non si sarà provveduto a estirpare il bubbone dei magistrati “so tutto io” mai eletti dal popolo, si finisce col perdere un sacco di tempo (nota a latere: abbassare i tempi di prescrizione).

La cosa va risolta alla radice: far scomparire gli ultrasettantenni. Piano piano, in modo che non se ne accorga nessuno, facendolo per il loro bene (sennò qualche parente all’antica si allarma). Cari! In ogni senso. A buon intenditor!

Cominciamo col tapparli in casa. Positivi o negativi (così non sprechiamo soldi per i tamponi). Basta giornali, spesa, farmacia. I libri, poi! Come se non fossero già troppo saputi e rompiscatole! Insomma: a casa! Toglietevi di mezzo! E per quello che gli necessita, si arrangino! Seguendo l’esempio dell’eccellenza lombarda si provvederà. Si chiama sussidiarietà. Naturalmente ci vorrà moltissimo tempo per stabilire se è il pubblico che deve sussidiare il privato o non, piuttosto, il viceversa. Non sarà tempo perso, ma investito. Chi ha da intendere, intenda! Comunque, come soluzione transitoria, propedeutica a quella finale, dovremo allestire dei ricoveri pubblici per i nostri cari anziani, dove trattenerli per provvedere alle loro necessità. Per ridurre i costi, potrebbero essere allestiti (per esempio in prefabbricati) in aree urbane a basso valore. Per esempio, quelle in prossimità dei luoghi cimiteriali. Altro risparmio!

Insomma: un pacchetto di accorgimenti pratici, a basso costo e con elevato ritorno economico e sociale (chi ha orecchie, intenda!).

La simpatica Ursula von der Leyen, ne ha detta una giusta: “gli ultrasettantenni potrebbero dover restare in isolamento domestico per molti mesi”. Involuto, ma chiaro. La soluzione finale!

Un ultrasettantenne particolarmente rompiscatole chiede di inserire un dubbio e una citazione.

Il dubbio ha una risposta immediata. Come la mettiamo con Mattarella? Si sa, è un rosicone: non va dal barbiere, non incontra amici e parenti eccetera. Tutta roba in ossequio della legge. Come farà a fare il Presidente, stando in isolamento? Escluso che chieda una dispensa. Ce ne faremo una ragione. Comunque, c’è già pronta la Presidente del Senato.

La citazione la conoscevo già, ma non l’ho mai capita. La metto giusto per amicizia, ma accorciata. Dice:

Prima vennero a prendere gli zingari … e fui contento; poi vennero a prendere gli ebrei … e stetti zitto; poi vennero a prendere gli omosessuali … e fui sollevato; poi vennero a prendere i comunisti … e non dissi niente. Un giorno vennero a prendere me …

1 Commento

  1. Chi scrive, come ottanduenne, non appartiene alla categoria di quelli che dovrebbero occuparsi dei «nostri cari anziani», perché è propriamente uno dei «nostri […] anziani». Si permette tuttavia per fatto personale di prendere la parola, anche se non gli spetta di diritto. Alle argomentazioni sagge, ma poco fondate storicamente, di Giulio Rosa osa addurre qualche ricordo di tempi ancor più saggi di questi ultimi. Non avendo purtroppo facoltà di portarsi in biblioteche pubbliche né tampoco in quella sua privata, deve usare la memoria, laonde per cui alcune imprecisioni devono essere perdonate per forza maggiore. Dunque dice chi scrive a Giulio che ci fu già un’isola, forse Ceo, in cui secondo Bacchilide, ottimamente ripreso con grande erudizione da Michel de Montaigne, essendo gli spazi ristretti e non bastando per tutti e ancor meno per una crescita indefinita di esseri viventi e mangianti, si operava una selezione si direbbe ‘naturale’ e cronologicamente ordinata dei soprannumerari. Su ciò ebbe a poetare Giovannino a Castelvecchio di Barga. Sovviene anche, a chi scrive, che una sua amica, Anna Bujatti, grande sinologa, ebbe a donargli, in tempi lontani dall’età della necessità, un libro da lei tradotto («Fiori del mattino raccolti la sera») di un grande scrittore cinese, di nome, salvo errore, Lu Xun, il quale raccontava che nella vecchia Cina (attento! nella vecchia), quando il padre era diventato un peso insopportabile per la famiglia, il figlio grande, a sua volta diventato padre di famiglia, si caricava sulle spalle il (possiamo dirlo?) vecchio genitore e lo portava in cima a una montagna, dove lo lasciava solo a fare i conti con la neve e le stelle. Il narrante di quel racconto in prima persona non riteneva particolarmente cruda quella operazione, ma si ricordava di aver parlato al vecchio prima di lasciarlo e sentiva la coscienza rimordergli per aver violato il silenzio davanti alla morte. Salutiamo il ritorno ai primordi della civiltà.
    Michele Feo

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