Moreno Biagioni
L’Isolotto e il Consiglio di Quartiere
Diario di un presidente
Dal Movimento al Consiglio di Quartiere – Novembre 1976: a 10 anni dall’alluvione vengono eletti a Firenze, per la prima volta, i Consigli di Quartiere. Nascono sulla spinta del movimento di base sviluppatosi a Firenze a partire dall’alluvione del 1966: l’Isolotto ne è un punto di forza e, fra l’altro, 5 dei consiglieri eletti al Quartiere 4 – Amedeo, Giovanni, Mira, Urbano ed anch’io, Moreno – proveniamo proprio dalle esperienze isolottiane.
E alla Biblioteca di Viale dei Pini si tengono le prime riunioni di consiglio, in attesa della sede definitiva di via dell’Anconella, accanto al Gasometro e vicino a Porta San Frediano.
L’obiettivo è fare dei Quartieri uno snodo importante nel rapporto fra l’istituzione ente locale e le realtà operanti sul territorio, quelle che hanno come base la partecipazione, ricca di creatività, delle persone che si uniscono per risolvere i problemi comuni. E che così fanno politica, come dice “Lettera a una professoressa”.
Tutto questo risulta particolarmente vero nel microcosmo del Quartiere 4.
La fase pionieristica – E’ abbastanza lunga la fase pionieristica del Consiglio di Quartiere, che ho vissuto personalmente prima da consigliere e poi da presidente (durerà fino al 1985).
Si rivendica dall’Amministrazione maggiori poteri e maggiori finanziamenti – e il confronto spesso si fa duro, anche se il colore politico è lo stesso -.
Si cerca di mettere radici salde sul territorio, collegandosi al tessuto sociale che lo rende vivace e vitale – tramite commissioni aperte, gruppi di lavoro, assemblee popolari, comitati di gestione -.
Si esercita un controllo piuttosto serrato sui progetti di nuove edificazioni, si comincia ad occuparsi del verde, realizzando anche nuovi giardini, ci si adopera per un collegamento fra soggetti ed esperienze diverse che si ritrovino in programmazioni comuni (i Centri Estivi e il Carnevale, avviati così, li ritroveremo felicemente attivi anche nel secolo seguente).
Si “inventano” esperienze e strumenti: si realizza, alle Baracche Verdi dell’Isolotto, un Laboratorio per la riparazione delle biciclette e dei motorini che veda protagonisti, in qualità di meccanici, o aspiranti tali, i ragazzi stessi, e si crea la Carta Giovani, con cui si dà l’accesso gratuito, o agevolato, ad una serie di strutture – teatri, cinema, impianti sportivi etc. – ai minori di 16 anni (Carta che viene poi adottata dal Comune di Firenze e dai Comuni vicini).
Oltre i confini – Ma non ci si rinchiude entro i confini del proprio territorio.
Nei primi anni 80 si sviluppa in tutto il Paese un forte movimento pacifista, che dice No alla proliferazione dei missili, ad Ovest come ad Est.
Il Consiglio di Quartiere fa la sua parte e sostiene il Referendum auto-gestito relativo all’installazione dei missili Cruise a Comiso.
Inoltre, promuove nel parco di Villa Strozzi, in collaborazione con l’ANPI, un’iniziativa rivolta in particolare alle ragazze ed ai ragazzi delle scuole della zona (“Cerchi di pace sull’erba”) e cura la pubblicazione di un libro che raccoglie lavori ed esperienze maturate alle elementari ed alle medie sul tema della pace (“A me piacerebbe che il mondo fosse amico”).
In occasione, poi, del terremoto in Irpinia parte proprio dal Quartiere 4 l’idea di un’iniziativa con un personaggio di livello nazionale per raccogliere fondi per i terremotati: alle lettere inviate ad attori/attrici e cantanti famosi/e risponde Eduardo De Filippo (al riguardo una nota curiosa: quando Eduardo telefona in una mattina d’estate del 1981 per dirsi disponibile rischia di farsi riattaccare il telefono in faccia, in quanto il consigliere Eros Cruccolini, futuro presidente di lungo corso del Consiglio di Quartiere stesso, è solito fingersi telefonicamente le persone più diverse e viene poi mandato regolarmente a quel paese). Invece, in questo caso, tutto finisce bene e lo spettacolo con Eduardo – un recital di sue poesie – si tiene qualche tempo dopo al Teatro Comunale con pieno successo.
“Poveri ma belli” – Dal 1976 al 1985 i Quartieri, ancora privi in gran parte di deleghe e poteri reali, vivono molto della creatività di chi li gestisce (si può dire che siano, utilizzando il titolo di un film, “poveri ma belli”).
In effetti, al Quartiere 4 si precede anche le estati romane inventate da Renato Nicolini: si promuovono, infatti, sulla spinta principalmente del Comitato di Gestione della Biblioteca di Viale dei Pini, spettacoli nelle piazze con gruppi musicali giovanili, proiezioni di film, concerti di musica classica.
Si intrecciano così generi e luoghi diversi, come farà Nicolini a Roma, riportando le persone negli spazi pubblici in un periodo in cui il clima generale (siamo negli “anni di piombo”) le condurrebbe a rinchiudersi in casa impaurite.
E la creatività si esercita anche nel settore educativo, dove, nell’ambito dei Centri Estivi, si impiega una famiglia di saltimbanchi, ospitata nella struttura del Quartiere, per insegnare l’”arte circense”; si utilizza come “laboratorio”, nel Parco di Villa Strozzi, un autobus dismesso; si decorano le cabine telefoniche tramite l’attività espressiva delle ragazze e dei ragazzi dei Centri (e questo porterà ad una vertenza con la TETI, che evidentemente non gradisce il tentativo di abbellire la città).
Un cambio di clima – E’ nel corso degli anni 80 e poi, ancor più, negli anni 90, che c’è un notevole cambiamento di clima: i Consigli di Quartiere, ridotti a 5 – dai 14 iniziali – a partire dal 1990, riescono sì ad ottenere maggiori poteri, ma a livello istituzionale si comincia a privilegiare gli esecutivi – l’ esigenza del governare senza “lacci e lacciuoli” – e perdono terreno gli organismi con la “mission” di ampliare la partecipazione.
Al Quartiere 4, comunque, continua ad essere importante il continuo interscambio con il ricco tessuto associativo presente sul territorio (il Consiglio, ad esempio, ha avuto un ruolo essenziale nel rapporto con il campo Rom del Poderaccio e nel promuovere lo sviluppo della convivenza e dell’interculturalità).
Ricordare oggi il passato, con una particolare attenzione alla spinta propulsiva che ha avuto l’Isolotto sul piano della partecipazione, non può, e non vuole, essere, solo un simpatico “amarcord”. Occorre cogliere lo spirito e le buone pratiche che animarono le esperienze passate per riproporle in un contesto diverso, in cui occorre misurarsi con la realtà dei beni comuni e delle nuove forme di aggregazione e di movimento.
E’ questa la strada per riprendere un cammino, fatto di partecipazione e d’impegno solidale, cominciato all’Isolotto quasi settant’anni fa e proseguito poi anche attraverso il Consiglio di Quartiere.
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