Japan Unlimited. L’ambasciata giapponese ritira il sostegno alla mostra di Vienna.


VIENNA – Che il Giappone abbia un rapporto controverso e complesso nel suo rapporto con la libertà di espressione, la censura e il conservatorismo, è fatto noto. Lo sa bene il curatore bolzanino attivo a Vienna Marcello Farabegoli, sposato con una Giapponese e già titolare di una galleria specializzata nell’arte del Paese del Sol Levante, la cui mostra Japan Unlimited, aperta al pubblico del più grande polo museale austriaco MuseumsQuartier Wien, è finita negli ultimi giorni nel mirino della diplomazia giapponese creando un inverosimile ondata di notizie su tutti canali dei mass media giapponesi. Esponendo famosi artisti che hanno rifiutato una conveniente assimilazione alla ragione di stato, la collettiva indaga su come i due principi cardine del codice di comportamento nipponico – tatemae (“mascherata”, ovvero le aspettative del pubblico) e honne (i sentimenti nascosti al pubblico) – giochino in relazione alla censura un ruolo di rilievo nell’arte contemporanea giapponese.

 

Una simile formula curatoriale era stata affrontata alla sezione della Triennale di Aichi After ‘Freedom of Expression?’. A causa di forti tensioni, anche sfociate nelle minacce di qualcuno di dare fuoco alla venue, il direttore della Triennale ha dovuto chiudere i battenti dopo due soli giorni di apertura. Alla censura di popolo, si è aggiunta poi anche quella ufficiale e lo Stato Giapponese ha ritirato la sua sponsorizzazione di circa 600.000 Euro.

Anche a Japan Unlimited, una collaborazione tra il MuseumsQuartier Wien ed il Ministero degli Esteri Austriaco, si è agito in modo simile. L’Ambasciata del Giappone a Vienna, che inizialmente aveva inserito l’evento nel programma ufficiale di 150 anni di amicizia tra Austria e Giappone, dopo ben cinque settimane dall’apertura ha ritirato il suo sostegno simbolico alla mostra, ritenendola inadatta a promuovere la comprensione reciproca e l’amicizia tra i due paesi. Tra le questioni più controverse, l’esposizione di opere del collettivo Chim↑Pom e di Yoshiko Shimada, che il Japan Times ha chiamato la più importante artista femminista e pacifista in Giappone, entrambi già presenti alla Triennale di Aichi e che fungono da filo rosso tangibile tra i due eventi culturali, ma pure del grande Makato Aida, di Momoyo Torimitsu, Ryts Monet o Gianmaria Gava.

 

Yoshiko Shimada e BuBu de la Madeleine hanno impersonato l’imperatore Hirohito e il generale Douglas MacArthur, ricostruendo una loro foto storica in un collage della loro serie Made in Occupied Japan. Il collettivo Chim↑Pom gira un video di giovani che praticano un tipo di esercizio di coordinazione, gridando cento volte in coro la parola usata nelle arti marziali kiai al fine di raccogliere energia per la ricostruzione della città di Soma City, colpita dallo tsunami del 2011 e dalla radioattività fuoriuscente del reattore nucleare malmesso che si trovava nelle vicinanze. Makoto Aida appare come il primo ministro fittizio del Giappone, affrontando le pratiche politiche tra isolamento nazionale e aggressione imperiale. Momoyo Torimitsus poi ha disegnato l’animazione Business as Habitual sulle immagini delle scuse durante la prima apparizione dei tre CEO di Tepco (Tokyo Electric Power Company) dopo il disastro nucleare di Fukushima. Ad alcuni giorni dalla vernice, la cronaca giudiziaria giapponese ha reso il video ancor più pungentemente rilevante, in quanto i tre manager protagonisti dell’animazione sono stati scagionati dal tribunale di Tokyo in prima istanza.
In Amaterasu Goddess of Sun vediamo una replica in miniatura della Statua della Libertà, che è stata fotografata dall’artista italiano Ryts Monet (alias Enrico De Napoli) nella città costiera di Ishinomaki, in Giappone. Il drammatico danno causato alla statua dallo tsunami del 2011 avrebbe simbolicamente “smascherato” la statua, esponendone la profana struttura arrugginita e rendendola più che mai vulnerabile. I nuovi vestiti di Hirohito fanno invece parte di una serie più ampia sulla mimesi, in cui Gianmaria Gava utilizza la manipolazione digitale per sovvertire la centralità di uno o dell’altro elemento in una fotografia. L’Imperatore viene sostituito quindi da parti dello sfondo, in particolare della minacciosa artiglieria antiaerea che si staglia dietro di lui.

 

Le eccellenti opere scelte sono ironicamente sofisticate e di una qualità artistica rara. In quanto narrazioni di una versione dei fatti invisa all’establishment, sono certamente di critica sociale, ma è difficile definirle violentemente sovversive. Japan Unlimited ci ricorda forse che anche questo, per alcuni, è troppo.

Sebastian Ubbiali 

 

 

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