CRONICARIO SICILIANO
(novembre 2017, mese dei morti)
1 novembre
Camionisti al bar del porto.
– Hai sentito che ci sono le regionali?
– Cosa?
– Le elezioni regionali.
– Vero? E chi si vota?
– L’altra volta ho votato 5 Stelle. Dicevano di fare la rivoluzione, ma non hanno combinato nulla.
– Vota Cuffaro, vota Cuffaro! Quanta gente ha impostato Cuffaro, nessun altro.
– Ma c’è ancora Cuffaro?
– Boh!
– E Berluscone? C’è sempre Berluscone?
– Quello non muore mai.
– Vota Berluscone, vota Berluscone!
2 novembre
Giorno dei morti. Salvini prende il treno per andare da Trapani ad Agrigento. Ma non arriva a destinazione.
3 novembre
A dispetto di Dio. Il candidato del PD alla Presidenza della Regione Sicilia, Fabrizio Micari, professore, e il suo sponsor Leoluca Orlando, sindaco, hanno fatto un comizio dal pulpito della chiesa di Maria Santissima delle Grazie in Corso dei Mille a Palermo. Renzi aveva dato l’esempio qualche giorno prima con l’arringa dal pulpito della Basilica di Paestum. Il parroco si è dichiarato all’oscuro delle intenzioni dei due che, presenti per la cerimonia religiosa, si sarebbero impadroniti del microfono senza chiedergli il permesso.
A proposito, Renzi è sempre a Chicago?
4 novembre
Il puparo. Gianfranco Miccichè, plenipotenziario di Berlusconi in Sicilia, inghiotte contumelie mentre accarezza gli impresentabili inseriti nelle sue liste. Ma cos’è qualche boccone amaro? Se vince il piatto anche stavolta, Berlusconi lo fa santo.
Pure nella lista dei 5 Stelle trovato un candidato con la fedina penale sporca, un ex-carabiniere. Ultimamente, tra stupri e rapine, non ci si può più fidare dei carabinieri.
Ma Renzi è sempre a Chicago?
5 novembre
Elezioni. Musumeci al seggio incrocia il parlamentare PD Burtone e gli dice: “Speriamo che Dio oggi pensi più del solito alla Sicilia”. Risposta: “Lasciamo stare Dio, ha tante cose da pensare oggi”.
Dio vota?
Primi exit poll. Berlusconi, ancora lui. Il più amato dai siciliani.
Nel PD cominciano a volare stracci e scarpe. Davide Faraone se la prende con Pietro Grasso, Presidente del Senato, che qualche giorno fa è uscito dal gruppo PD: “Al contrario di Micari, non ha avuto il coraggio di metterci la faccia. Siamo stati due mesi ad aspettare il suo sì, ma poi ci ha detto no. Intanto la Sinistra è andata per i fatti suoi”.
Risposta di Grasso: “Patetici”.
Il ministro Orlando, guardandosi i piedi: “O Renzi dimostra di voler decidere insieme su tutto, a partire dalle liste elettorali, o parte il cinema”.
Il ministro Martina, guardando lontano: “Dobbiamo riguadagnare il senso della prospettiva”.
Renzi è tornato da Chicago, giulivo e lungimirante: “Disastro annunciato”.
6 novembre
Alle 8 comincia lo scrutinio. Non in tutti i seggi: in provincia di Catania 100 presidenti, dopo averci dormito su, si sono dimessi per protestare contro l’esiguità della retribuzione, 150 euro. Musumeci promette di aumentare i compensi per le prossime elezioni.
Ha votato meno della metà degli elettori, 46,76 %, qualche decimale meno delle precedenti regionali (47,41%). Le proiezioni sembrano confermare gli exit poll.
Maroni, con le mani giunte: “Berlusconi è immortale ed è sempre lui che dà le carte”.
Cuffaro, in meditazione: “Ho appena finito di molire le olive. Posso dire che è stata una buona annata. Comunque posso dire anche che la mia famiglia ha votato Musumeci e che i miei amici erano in tutte le liste. Il sistema di potere è sempre lo stesso. Posso dire che la vita in cella, la sofferenza, fa vedere le cose in modo diverso”. Farebbe bene a tanti.
Aritmetica.
Corte dei conti: la Sicilia è già fallita.
Giornale radio: la Sicilia ha 4 miliardi di euro di fondi europei che Crocetta non è stato capace di spendere.
Musumeci: la Sicilia ha un credito con lo stato di 7 miliardi di euro. Riapriremo la trattativa (Stato-Mafia?).
Alle 23 non ci sono ancora i risultati definitivi. In 64 sezioni non si è conclusa la trattativa sulla pizzeria a cui mandare l’ordine per la cena.
7 novembre
Risultati definitivi
Musumeci 39,80% (36 seggi: Forza Italia 12, Fratelli d’Italia + Lega Salvini 3, Altre14 + 7)
Cancelleri 34,70 % (20 seggi: 5 Stelle 19+1
Micari 18,70% (13 seggi: PD 11, Pdr-PSI 2, Alternativa Pop di Alfano non raggiunge il quorum del 5%
Fava 6,10% (1 seggio: lui).
A Campobello, mio borgo selvaggio, avanguardia della politica siciliana così come la Sicilia lo è per l’Italia, il Centro-destra è quasi al 50%, i 5 Stelle al 30%, il Centro-sinistra al 18%, Fava al 2%.
All’Assemblea regionale il Centrodestra ha dunque la maggioranza assoluta (36 su 70). Il Centro-sinistra rispetto al 2012 perde 6 punti. Il Centro-destra mantiene il 41% (somma liste 2012), PD stabile rispetto al 13,42 %. Fava ha la stessa percentuale di Giovanna Marano (da Fiom Cgil) nel 2012. I 5 Stelle 26,70% (513000 voti) rispetto al 18,17 % (368000 voti).
Malelingue.
Circola l’anagramma di Micari: MARCII.
Raciti, segretario regionale PD, bolla come “sgradevole” il tentativo di trovare un responsabile a tutti i costi (cioè, lui): “Micari è creatura di Orlando (Leoluca) che lo ha blindato dicendo: se lui non c’è, non ci sono io. Orlando c’è stato, a perdere”.
Crocetta si sfoga (in terza persona): “Hanno voluto uccidere Crocetta e invece hanno trasformato un omicidio in suicidio di massa. Orlando (Leoluca) deve chiedere scusa. Lui e una parte del PD (Faraone) hanno fatto credere a Renzi di avere il 40% solo con le liste. Contro di me sono arrivati continuamente attacchi, anche da chi aveva assessori in Giunta. Cosa si aspettavano, fiori? Chi semina vento raccoglie tempesta”. Per rabbonirlo si dice che gli abbiano promesso un seggio alle prossime elezioni politiche.
Il fantasma di Alfano: “Anche se non abbiamo ottenuto i risultati sperati, non abbiamo rimpianti perché abbiamo fatto la scelta giusta”. Renzi si tocca mentre inghiotte uno spicchio d’aglio.
A chi appartieni?
Nipote dell’omonimo senatore DC; nipote di Nino Gullotti, deputato DC e ministro; figlio di Francantonio deputato, già primo segretario regionale del Pd, poi passato a Forza Italia, condannato a 11 anni per le truffe nei corsi di formazione professionale; lui, Luigi Genovese, 21 anni, è stato eletto con oltre 17000 voti di preferenza. “E’ normale che i parenti ti diano una mano”, ha dichiarato.
Salvatore Cardinale, ex deputato DC ed ex ministro, ex fedelissimo di Calogero Mannino, padre esemplare (ha lasciato in eredità alla figlia Daniela un seggio del PD alla Camera), eletto nella lista Sicilia Futura (Micari) : “Sono un politico che sta in mezzo alla gente, che lavora con le persone, che svolge un ruolo di ‘ammortizzatore’ non solo sociale ma anche psicologico verso i ceti più disagiati. Alcuni miei elettori possono aver dirottato il voto su Musumeci, che è un esponente moderato, un riformista liberale, cattolico liberale. Con i nostri deputati faremo il nostro dovere per il bene dei siciliani” (cioè, daremo una mano a Musumeci).
8 novembre
Cateno De Luca, neodeputato regionale dell’UDC (listone Musumeci), è stato arrestato (ai domiciliari) con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto, in parole semplici evasione fiscale per 1, 7 milioni di euro. Cateno De Luca ( in un manifesto gli piacque firmarsi Scateno ), si è fatto notare dieci anni fa per una protesta contro l’esclusione dalla Commissione Bilancio: si è presentato nudo e con la Bibbia in mano nella sede del Parlamento regionale, le parti che non si nominano coperte dalla bandiera della Sicilia.
L’arancino.
Salvini: “Non l’abbiamo mangiato quell’arancino”.
Meloni: “L’abbiamo mangiato, l’abbiamo mangiato quell’arancino”.
Salvini: “Forse ero uscito”.
9 novembre
Si apre la caccia al fantasma di Alfano. Chi vuole tornare a destra, chi vuole restare al centro, chi lo cerca direttamente nel PD, dove però dicono di non averlo mai visto. L’ex onorevole Vinciullo, alzando il dito come S. Antonio, dice che sa dov’è: “Si è perso dove si è stati gonfi di potere”.
Cateno De Luca, detto Scateno, agli arresti domiciliari si sfoga sulla sua pagina Facebook. Si sente un perseguitato dalla giustizia e un combattente per i diritti umani, come Martin Luther King: “Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno”. Cateno ha invece trovato un centinaio di persone che gli ha manifestato solidarietà con una fiaccolata sotto casa. “Con Cateno senza se e senza ma” dice uno striscione. “Sono figlio del popolo e sempre figlio del popolo rimarrò”, li ha ringraziati De Luca, “sarò sempre con voi senza se e senza ma”. Confermandoci che questa espressione non si può più sopportare.
Salvatore Cardinale, preparando la borsa per il trasloco: “Abbiamo lavorato per il Pd, ma non siamo i camerieri di nessuno. O il PD si rifonda (tra gli amici e per gli amici) o apriremo una riflessione che ci porterà altrove”. Acqua di davanti e ventu di darreri.
10 novembre
Cateno De Luca in tribunale. Oggi è stato assolto dall’accusa (non l’ultima per cui è agli arresti, un’altra) di tentata concussione e abuso d’ufficio, per cui il pm aveva chiesto 5 anni di carcere. Ha dichiarato che si era sentito offeso soprattutto a sentirsi dire che aveva abusato (abusato!) della sua posizione per ottenere vantaggi patrimoniali. Ma quando mai! Il suo vittorioso difensore è il famoso alfiere delle cause giuste Carlo Taormina. E’ per pagarlo che ha avuto forse bisogno di quel milione e settecentomila euro per cui è agli arresti? Oggi, a maggior ragione, Scateno può protestarsi perseguitato dalla giustizia e per protesta denudarsi di nuovo.
Dopo il trionfo in Sicilia, il puparo Miccichè, già stratega nel 2001 della conquista dei 61 collegi su 61, è volato a Roma per spiegare a Berlusconi come fare il bis alle prossime nazionali, intese come elezioni. Per illustrare il suo piano ha mostrato un facsimile con il quale un candidato della lista del noto Salvatore Cardinale, alleata del PD, chiedeva il voto per sé e per Musumeci, il candidato presidente della concorrenza. “Così vinciamo tutto nei collegi uninominali”, ha concluso il puparo. Silvio avrebbe commentato: “Tira più un pelo di Micciché che tutto il PD”.
Sport.
Si sparge la voce che Forza Italia per blindare l’elezione di Micciché a presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana offrirebbe una delle due vicepresidenze al PD. Subito si è aperta tra i dem la caccia a quella poltrona. Meglio di niente, si sono detti gli on. Lupo e De Domenico imbracciando la lupara, mentre l’on. Sammartino fa la mina vagante.
Sempre più a rischio Raciti, segretario regionale del PD. Scoccata l’ora della discesa in campo nella partita di tutti contro tutti, tutti si affollano a chiedere la sua testa come pallone, che però è sgonfio.
Il neopresidente Musumeci guarda schifato la partita: “Il totonomine è uno sport che non m’appartiene”.
Legalità. 861 lavoratori extracomunitari sono stati assunti attraverso il collocamento pubblico per la raccolta delle olive a Campobello e Castelvetrano. Magari per un solo giorno. Un migliaio di lavoratori extracomunitari, africani, sono accampati alla peggio nella tendopoli di Campobello e si collocano ogni giorno presso chi li chiama per raccogliere a cottimo le olive. 2 euro a cassetta.
11 novembre
Cateno De Luca anche oggi è in tribunale. Questa volta per l’interrogatorio di garanzia riguardante l’accusa di evasione fiscale per cui è agli arresti. All’uscita sta in silenzio, come gli ha consigliato il difensore, l’astuto Carlo Taormina (1), che invece parla: “Non abbiamo linee difensive ma solo di attacco. Siamo vittime d’un complotto di cui un giorno sveleremo la verità e indicheremo i soggetti che vi stanno dietro”. Aspettiamo i nomi.
(1) Carlo Taormina: già sottosegretario di Berlusconi, già difensore di Craxi, di Andreotti, del mafioso Prudentino, del neonazista Franco Freda, del carabiniere Placanica, dei militari imputati per la strage di Ustica, del nazista Erich Priebke, e via difendendo sempre dalla parte giusta. Non ha mai detto di no: “Quando ero il consulente legale di Berlusconi e mi chiedeva di scrivergli delle leggi che lo proteggessero dai magistrati, non faceva certo mistero del loro scopo ad personam. E io gliele scrivevo anche meglio di quanto non facciano adesso Ghedini e Pecorella”. Secondo Wikipedia, dal marzo 2016 è iscritto al M5S.
Siviglia o Cordoba nell’epoca del fiorente califfato poteva essere stasera Mazara (la Mazar, tomba, mausoleo, o dono offerto a un comandante), dove gli arabi sbarcarono l’estate dell’827. Nel Teatro comunale inaugurato l’anno della rivoluzione, 1848, poi dedicato a Garibaldi (anche Mazara ha un teatro dell’Ottocento!), un dibattito organizzato dalla rivista Dialoghi mediterranei su Monoteismi e dialogo, per concludere che il dialogo è la speranza, mentre i monoteismi predicando ognuno la propria verità assoluta appaiono irriducibili. Comunque, dall’antropologia e dalla sociologia la discussione è volata ai piani alti della filosofia, passando dalle scuole arabe alle metafisiche dell’idealismo tedesco per tornare all’Etica Nicomachea, per cui libertà è la condizione di chi è padrone di se stesso. Da un lato dunque i monoteismi della verità assoluta, del Dio in nome del quale sono stati commessi i crimini più atroci e perpetrate le ingiustizie più crudeli, dall’altro la fiducia nella ragione che persegue le virtù: scienza, arte, saggezza, intelligenza e sapienza, per godere la felicità possibile. Servirà a qualcosa?
12 novembre
Edmondo Tamajo, detto Edy, eletto con 14000 voti di preferenza (primo a Palermo, terzo in Sicilia) nella lista Sicilia Futura, è indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Avrebbe comprato voti a 25 euro l’uno. Non tutti (14000x 25= 350.000 euro), si presume. Il futuro di Sicilia Futura sa tanto di passato, stantio. “Mai comprato un solo consenso”, ha detto Edy. “Posso affermare di avere costruito la mia carriera politica sull’attività quotidiana a favore della collettività”. Anche 25 euro a voto sono un favore alla collettività.
Salvatore Cardinale conferma: “Me l’ha giurato piangendo. Ha fatto una campagna elettorale francescana”.
La moralità della mafia. Nella cosca chi sbaglia paga. 31 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura di Catania avrebbero bloccato un’esecuzione. Il gruppo dei Santapaola pretendeva che la legge Chi sbaglia paga fosse rispettata anche all’interno delle cosche rivali: “Noi non ci siamo mai permessi a fare queste cose. Ora noi abbiamo questo problema che è anche in casa vostra. I problemi dentro casa nostra noi stessi l’abbiamo risolti, ora questo è un problema che dipende da voi”.
Furbi furbissimi. Non c’è più traccia della Legge finanziaria annunciata dal governo Crocetta. Non è stata pubblicata e non si trova nemmeno tra i documenti dell’Assessorato all’Economia. Il titolare, Baccei, ammette: “In Giunta non l’abbiamo più approvata. Per lasciare libertà al nuovo governo”.
13 novembre
Il solito Scateno, incassata l’assoluzione al processo per la speculazione edilizia a Fiumedinisi, il Comune di cui era sindaco, rivendica un posto nella Giunta regionale per la sua lista Sicilia Vera (quella con la coppola) che ha contribuito alla vittoria del centrodestra. Con un videomessaggio si è rivolto direttamente a Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’UDC, affinché sostenga la candidatura del suo amico Giuseppe Lombardo.
Questo eccesso di esternazioni non è piaciuto all’autorità giudiziaria. Su istanza della Procura il gip di Messina ha aggravato gli arresti domiciliari del De Luca vietandogli di comunicare con l’esterno. Ha rigettato tuttavia la richiesta di applicazione del braccialetto elettronico: lo avrebbe fatto apparire un delinquente comune.
14 novembre
Abbracci. Con un abbraccio o una stretta di mano le buste bianche passavano dagli imprenditori al dirigente. Che fa di nome Giuseppe La Mantia, vicedirettore della sede Inail di Palermo, ora in pensione, a cui sono stati sequestrati beni per 500000 euro, grosso modo corrispondenti alle mazzette incassate dal 2007 al 2012 (non si sa se siano stati conteggiati altri benefit, come una Jaguar, una Panda, telefonini ecc). Cosa dava in cambio di questo ben di dio? Rilasciava falsi dei famigerati DURC a imprese non in regola con i contributi per consentire loro di ottenere appalti pubblici. Com’è noto, in Sicilia l’amicizia è tutto e un amico è il direttore della Serit (servizio di riscossione regionale): “ … ha tutta la sede di Palermo e si è messo a disposizione, mischinu. Minchia fa, rifà, leva, mette; però ci vogliono … i proiettili …, cioè picciuli”.
Ma sono finiti i bei tempi quando La Mantia lasciava al portiere dell’ Inail il suo badge perché glielo timbrasse quando era a sbrigare le sue faccende da altre parti: “Minchia quantu picciuli giravano! a tipo che uscivo e mi prendevo mucchietti, me l’infilavo in sacchetta senza contarli. Arrivavano soldi da tutti i lati, c’era proprio movimento, c’era giro, si facevano affari. Comunque oggi abbiamo fatto una bella cosa, una figurona!”
L’età del bronzo a Campobello. La precaria tendopoli del migliaio di migranti in cerca di lavoro, che ora s’impantanano nel fango a causa delle piogge, sconfina in un misterioso sito archeologico dell’età del bronzo. Alcuni ruderi di quelle antiche capanne sono abitati, di nuovo, dagli uomini neri. Altre sono discariche di rifiuti e pure di carogne. Il soprintendente provinciale ai Beni Culturali ha fatto un sopralluogo. Ha dovuto constatare che il sito, mai espropriato né recintato, è ancora proprietà privata e che per riconoscere il sito archeologico ci vuole … un archeologo. Dunque riproporrà, chiederà, si vedrà.
Al parco delle Cave di Cusa è stato rubato il nuovo cancello d’ingresso. Serviva a qualcuno.
15 novembre
Facce di bronzo. Arrestato un candidato 5 Stelle al Parlamento siciliano, primo dei non eletti a Agrigento. L’accusa è estorsione. Fabrizio La Gaipa, gestore di un albergo, obbligava alcuni dipendenti a firmare buste paga con cifre superiori a quanto incassavano di fatto. Due dipendenti hanno registrato le conversazioni con La Gaipa e l’hanno denunciato.
Solo arresti, tutti uguali, deprimenti? Ma un po’ di quella bella cronaca nera d’una volta per fare un po’ di colore? Ecco. Uomo, siciliano, ammazza a coltellate la moglie, siciliana. La Corte lo condanna a 16 anni e qualche mese. Gli riconosce le attenuanti generiche. Non c’è stata crudeltà.
16 novembre
La mafia ama l’arte. Come Totò Cuffaro, anche Gianfranco Becchina è uno che coltiva olivi (si vanta di avere fornito olio extravergine alla casa Bianca ai tempi di Clinton e Bush), ma ha la passione del collezionista d’arte. Ora la DIA di Trapani gli ha sequestrato tutto il patrimonio, comprendente pure un’ala del Castello dei principi Pignatelli a Castelvetrano. Pare che condividesse la passione per l’arte con il superlatitante Matteo Messina Denaro, a cui avrebbe fatto arrivare buste piene di soldi. Il boia della strage di Capaci, Giovanni Brusca, ha rivelato: “E’ stato don Ciccio a trasmettere a suo figlio Matteo l’amore per l’archeologia”. Nell’ala del Castello Pignatelli appena sequestrata è scoppiato casualmente un incendio.
17 novembre
A Corleone è arrivata la notizia della morte di Totò Riina, il noto mafioso assassino e stragista.
Al bar della piazza il giornalista domanda ai paesani che ne pensano:
1- Era una brava persona
2- Spero che con lui muoia anche la mafia
3- Era ora
4- Mi dispiace per la famiglia
5- Ancora una volta si parlerà di Corleone per la mafia, basta!
6- Il giornalista è un quaquaraquà.
Quiz: trovare la risposta in cui vi riconoscete.
A Corleone vivono poco più di 11 mila abitanti, il comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nell’agosto di un anno fa.
18 novembre
Musumeci Sebastiano, detto Nello, è stato proclamato Presidente della Regione Sicilia.
Sgarbi Vittorio scalpita: vuole pure il Turismo. Anche quand’era sindaco di Salemi faceva tanto turismo, così tanto da non vedere gli affari mafiosi della sua amministrazione. “Cose di cui non mi ero accorto”, dichiarò quando il Comune fu sciolto per mafia.
Mafiosi scomunicati. Il portavoce della Cei don Ivan Maffeis si pronuncia contro i funerali pubblici per Riina: “Sarebbero un segno che confonde. La Chiesa non si sostituisce al giudizio di Dio ma non possiamo confondere le coscienze”. Segue l’arcivescovo di Monreale: “Trattandosi di un pubblico peccatore non si potranno fare funerali pubblici. Ove i familiari lo chiedessero si valuterà di fare una preghiera privata al cimitero”.
‘A livella. Nel cimitero di Corleone Totò u curtu ritroverà Navarra, Liggio e Provenzano, che, si dice, lo avrebbe venduto agli sbirri. Ma incontrerà anche Placido Rizzotto, partigiano e socialista, assassinato da Liggio nel 1948: i resti del nostro coraggioso compagno sono stati trovati solo nel 2009 in una foiba di Rocca Busambra.
Black Spoon River a Corleone. “Nella sepoltura che fu di Bernardino Verro, sindaco socialista ucciso dalla mafia (nel 1915), sono stati trovati due scheletri di ignoti: uno dei due crani ha un buco, segno di un colpo di arma da fuoco. Quel cadavere sarebbe del cognato di Riina Calogero Bagarella, rimasto ucciso mentre partecipava alla strage di Viale Lazio (1969). Forse a quei due scheletri senza nome, sarebbe legato anche l’omicidio nel 1976 dell’impresario di pompe funebri Francesco Coniglio, che delle tombe conosceva ogni segreto” (dal Giornale di Sicilia). Quando si dice: i morti seppelliscano i morti.
19 novembre
Riina è morto, la mafia vive.
Il pentito Mutolo: “Non immagino una politica senza mafia. Berlusconi? Non dimentichiamo che Dell’Utri è in galera”.
Il delitto paga, non tutti. L’estate scorsa erano stati sequestrati alla famiglia Riina beni per un miliardo e mezzo, ma lu zu Totò si nni futtia: “Si recuperu puru un terzu di chiddu chi pusseru, sugnu sempri riccu”. La za Ninetta Bagarella negli ultimi anni ha continuato a fare assegni ai familiari dei detenuti per un totale di 500 euro al mese. Una miseria. I picciotti carcerati avrebbero di che incazzarsi. Intanto il Ros dei CC è alla caccia del tesoro. Consultano Stevenson, ma pure Salgari e qualche vecchio film di Sorrentino, mentre cercano in Sudafrica, dove ha operato lo sbrigafaccende della mafia Vito Roberto Palazzolo, e nella solita Svizzera. Acqua, acqua. Fuochino.
20 novembre
Si consolano felicemente i 54 onorevoli che non sono stati rieletti. Riceveranno infatti 37500 euro ciascuno, assolutamente legali in base a un regolamento che la stessa Assemblea regionale, mamma amorevole e generosa, ha approvato: a ognuno spetta l’assegno di fine mandato e pure uno stipendio extra, nonostante la legislatura si sia conclusa con le elezioni del 5 novembre. I deputati restano in carica sino all’insediamento del nuovo Parlamento. Senza l’obbligo di recarsi in sede.
Revocati gli arresti domiciliari al neodeputato Cateno De Luca. E ora ce n’è per tutti. Scateno è tornato subito su Facebook per gridare: “Guardate che sono un uomo libero, state tranquilli. Vaffa … a tutte le forme di mafia, compresa quella giudiziaria. Stiamo denunciando tutti, ho un conto aperto con alcuni personaggi al Tribunale di Messina”. La Sicilia trema.
21 novembre
Un altro. Per truffa e appropriazione indebita è stato pizzicato Riccardo Savona. Una carriera perfetta. Deputato regionale di lungo corso, ora Forza Italia, ha attraversato tutto il centrosinistra sino a sostenere Crocetta, finché l’ex presidente non lo cacciò in modo umiliante da un’assemblea pubblica. L’onorevole e la moglie avrebbero organizzato una serie di compravendite fittizie promettendo affari straordinari al solo scopo di farsi consegnare denaro in contante, che sarebbe sparito insieme agli affari. Una ventina di truffati avrebbero sporto denuncia per ottenere la restituzione dei loro soldi. Un reato da perciapagghiara (trad: ladro di galline), da cui il neoeletto si difende con tutti i denti: “Sono sereno. Non conosco le persone che mi accusano, non le ho mai viste. È tutta una farsa, un raggiro montato ad arte per farmi fuori anche politicamente”. Da antologia la scenata di Crocetta che lo caccia dall’assemblea a causa di certe voci su rapporti con un imprenditore vicino al supermafioso Matteo Messina Denaro: “In questa sala c’è qualcuno che non ci deve stare e deve uscire immediatamente”.
Ah, i bei tempi della mafia democratica. “Allora, minchia ch’era bello. Non per alzata di mano come ora, allora chiamavano a tutti, tutti con i pizzini coi nomi, minchia la Camera dei deputati pareva. Poi facevano lo spoglio e … acchianava sempre Bontade”. Allora. Ora la democrazia è in crisi per la scarsa partecipazione: “All’epoca cento, centoventi eravamo. Oggi invece se li sommi quanto siamo? Neanche a venti arriviamo”. (Mafiosi della cosca di S. Maria di Gesù, Palermo, intercettati dai CC).
La salma di Riina in viaggio verso Corleone, ma è incerta l’ora dell’arrivo.
Altro che raddoppio di assessorati, pare che Sgarbi resterà fuori dalla Giunta di Musumeci.
Fava che fa?
22 novembre
Funerali di Totò Riina a Corleone. Non in piena notte, com’era stato deciso dal prefetto, ma di primo mattino. I familiari che accompagnavano la salma hanno deciso di imbarcarsi a Napoli allungando di qualche ora il viaggio. Niente funerali pubblici, ma stamani il carro funebre ha attraversato alla luce del giorno le vie principali del paese.
“Un grazie di cuore alla Polizia per il servizio d’ordine, Grazie!”. Le cortesi parole del genero del defunto, seccato, come gli altri parenti, dell’insistenza dei giornalisti.
Facebook si scusa con la famiglia Riina: Condoglianze eliminate per errore.
Totonomine per la Giunta di Musumeci: Sgarbi dato per sicuro. Non si escludono sorprese.
23 novembre
Di padre in figlio. Il ventunenne Luigi Genovese, nipote di … , figlio di …., neoeletto di Forza Italia con oltre 17000 preferenze, è indagato per riciclaggio, autoriciclaggio, sottrazione fraudolenta di beni ed evasione fiscale. Il padre Francantonio gli aveva intestato un bel po’ di beni, picciuli e proprietà, nell’intento – dicono – di metterli al riparo dalle indagini, quando invece non aspirava ad altro che a una vita francescana. E invece società, conti correnti, beni mobili e immobili e azioni sono stati sottoposti a sequestro. Picciuli picciuli, altro che dollari: 25 milioni di euro, in contanti, nella solita Montecarlo (da società panamense, com’è giusto) e 16 milioni di euro in fondi esteri nella solita Svizzera. “Reiterazione criminale con pervicacia di un piano articolato e strategico”, nella colorita lingua dei magistrati. “Sono abbastanza incensurato”, aveva detto il ragazzo.
24 novembre
La stampa infierisce su Luigi Genovese: a lui sarebbe toccato il compito di fare da testa di legno prendendo il posto del padre in varie società per farlo risultare nullatenente e proteggere i beni di casa. Testa di legno? Un amore di figlio!
Il padre, Francantonio, intanto per prelevamenti di circa 8 milioni di euro dal solito conto svizzero ha una giustificazione a prova di bomba: “Spese familiari, andavamo a molti matrimoni … e poi la mia attività politica è dispendiosa”.
Fava che fa?
25 novembre
Nello Musumeci non è preoccupato per questa impennata di azioni giudiziarie: “E perché dovrei? Sono indignato, anzi, per il fatto che negli ultimi settant’anni nessuno abbia fatto caso agli impresentabili. In Sicilia ci sono sempre stati. E stavolta i casi sono anche meno del passato”.
Tornano gli stipendi d’oro all’Assemblea regionale. A fine dicembre scade infatti l’accordo sul limite massimo di 240mila euro e nessuno ha intenzione di rinnovarlo. La nuova amministrazione si tiene le mani libere.
26 novembre
Sgarbi è dato per sicuro, assessore ma solo per 2-3 mesi. “Avremo il tempo sufficiente per mettere a frutto la sua genialità e soprattutto la sregolatezza”, dice il neopresidente. Vedi Salemi, dove i suoi mesi da sindaco se li ricordano ancora: non so, non ho visto, non c’ero e se c’ero …
27 novembre
La Giunta c’è, quasi, forse. Domani, dopodomani, forse.
28 novembre
Mafia pacifista. “La guerra porta guerra e alla fine non vince nessuno: noi dobbiamo cercare la pace”. Soldi qui, soldi là. Un appalto qui, uno là, e tanta tanta munnizza. 16 persone arrestate dalla DIA di Catania: boss, mafiosi, imprenditori, funzionari comunali e anche un giornalista locale, Salvo Cutuli, che, secondo l’accusa, avrebbe fatto da intermediario tra un sindaco e un imprenditore. Quando si dice il ruolo della libera stampa.
Riciclaggio. “Io estraneo, piena fiducia nei magistrati”. Fiducia, ma senza esagerare: Luigi Genovese non risponde al pm.
29 novembre
L’arancino. Varata la Giunta Musumeci, c’è posto per tutti, o quasi. Si segnalano due assessori molto vicini all’ex governatore Totò Cuffaro, da poco tornato in libertà, e uno a Michele Lombardo.
Fuori resta il rappresentante della Lega (e sì, ci mancava solo questo!), che però si è detto contento: “Se hanno ritenuto di preferire per la giunta uomini di Lombardo e Cuffaro lasciando fuori noi, ci hanno fatto un favore. Se Musumeci preferisce il vecchio rispetto al nuovo, il nuovo sta alla finestra”. Gli hanno risposto: “Attento che prendi freddo”. A Salvini il famoso arancino è risultato indigesto.
Il libretto di Mao. “Non si governa con gli amici, altrimenti è inevitabile che i nemici diventano di più. Se non c’è un ordine, il disordine sarà la regola per tutta la legislatura. E se qualcuno anche nel mio partito insegue questo, è uno stupido”. Parole di oscura saggezza dell’on. Mao Cracolici (PD). A proposito della trattativa per le vicepresidenze dell’Assemblea regionale (vedi sopra).
Taylorismo. A Castellammare del Golfo arrestati 4 dipendenti di una casa di riposo: schiaffi, insulti e punizioni agli anziani ospiti. Stupore degli arrestati: “Ma come? risparmiavamo su cibo e acqua e le volte che li facevamo mangiare li ingozzavamo così ingoiavano più velocemente. Ma come, non ci fanno cavalieri del lavoro?”
30 novembre
Si insedia (letteralmente) la Giunta Musumeci. Assente non giustificato Sgarbi, che quando parla di bene culturale si riferisce a se stesso. “Il momento è drammatico, ma vi sorprenderemo”, dice il Presidente.
Camionisti al bar del porto:
– A te ti piacciono le sorprese?
– Sorprese? Ne farei a meno. Preferisco le buone azioni.
– Ma insomma, all’ultimo chi ha vinto?
– Berluscone.
– Berluscone? Ma non muore mai?
– Quello mangia beve e fotte. Me e te.
(Debbo l’uso di Cronicario a un amico che non è più: Alberto Pozzolini che così titolo una sua rubrica sulla rivista Il grandevetro. Giovanni Commare)
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