Dunkirk. La guerra come spettacolo

“Dunkirk” è uno spettacolo ben fatto. La guerra come spettacolo. Molto efficace la simultaneità dei tre piani temporali (spiaggia, 1 settimana; mare, 1 giorno, cielo, 1 ora -quasi tempo reale) che poi coincidono nel finale. E la musica che scandisce il tempo, con ritmo meccanico, come le mitragliere e i motori degli aerei in picchiata, sonoro iperrealistico alla Spielberg. E le riprese con hand camera. Il punto di vista è tutto interno alla vicenda (nessun accenno al contesto, neanche ai tedeschi che sono solo “i nemici”, per dare – si presume – una connotazione più generale, extrastorica: a questo suggerimento allegorico contribuisce anche la scelta di mostrare poche comparse, poche navi, pochi aerei). Ma non ci sono solo i disperati della spiaggia in lotta per la sopravvivenza, ci sono anche gli eroi come Mr Dawson con la sua barca, come il pilota che continua a combattere i nemici anche quando ha finito il carburante, come il comandante Bolton che non segue i suoi soldati e rimane sul molo a organizzare l’evacuazione dei francesi. Per non dire del pistolotto finale di Mr Churchill: non ci arrenderemo mai, letto da un soldato sul treno che lo riporta a casa tra la gente che accoglie i reduci come eroi. Elementi diversi e contraddittori, perché in fondo quello che conta è lo spettacolo. E dire che c’è chi, come Wu-Ming, ci ha voluto vedere una esplicita analogia con i migranti ammassati a Calais, anche loro in lotta per sopravvivere, e una critica alla Brexit. Mah! A quanto pare viviamo in tempi così poveri che ci si accontenta di poco.  (g.c.)

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*