Contro la guerra una politica di pace
Per una Costituzione della Terra
Una Costituzione della Terra! Un sistema di regole condiviso da tutti gli Stati e da tutti i popoli del mondo. Un’idea che lascia interdetti per l’enormità della scala su cui si pone. Se si guarda alla realtà attuale delle relazioni internazionali sembra in effetti un progetto impossibile da realizzare. Eppure l’idea circola da tempo, anche se in modo decisamente carsico. Ha pure avuto un’elaborazione teorica, sebbene solo all’interno di cerchie ristrette, e aleggia nel dibattito sulla riforma e la democratizzazione dell’ONU condotto negli anni ’90 in Italia e non solo, nel quadro del movimento per l’ONU dei Popoli. La si ritrova poi, anche se solo abbozzata, in un documento del 2004 del gruppo “Scenari internazionali” del Laboratorio della democrazia di Firenze; e oggi, infine, è proposta in forma articolata da un gruppo di intellettuali e politici su iniziativa di Luigi Ferrajoli, noto giurista e principale allievo di Norberto Bobbio, e di Raniero La Valle, giornalista ed ex-senatore, che si sono posti l’obiettivo preciso di favorirne la penetrazione nell’opinione pubblica tramite una Scuola della Terra “…per suscitare il pensiero politico dell’unità del popolo della Terra, per disimparare l’arte della guerra, e promuovere un costituzionalismo mondiale” (www.costituenteterra.it).
Il punto di partenza è la constatazione che i principi del costituzionalismo, dal secondo dopoguerra posti a fondamento di tutti gli Stati democratici, non trovano applicazione a livello internazionale. Fra questi, quello basilare dello Stato di diritto. Ovvero il principio secondo cui deve esserci un sistema di regole, di norme, a cui sono soggetti tutti e, in primo luogo, coloro che esercitano il potere, inclusi i legislatori a cui non è dato approvare leggi in contrasto con la Costituzione. La rigidità delle Costituzioni è stata una grande conquista perché, delimitando un’area che garantisce tutti, la mette al sicuro da possibili incursioni delle maggioranze, eventualmente anche manipolate o addirittura direttamente controllate, come accadde in Italia quando il fascismo smantellò lo Statuto albertino. Quest’area comprende in primo luogo i diritti fondamentali che è interesse di tutti garantire. Non per nulla, da più parti è stato ripetutamente sostenuto che la prima parte della nostra Costituzione, in cui tali diritti sono elencati, non sia modificabile nemmeno con la maggioranza qualificata prevista dalla stessa Costituzione per introdurre modifiche.
Quindi, mentre a livello statale si riconosce che non può esservi democrazia senza sottoporre tutti i poteri al controllo di legalità, a livello internazionale non c’è un sistema di regole che vincoli gli Stati e gli altri poteri forti. In altre parole non c’è supremazia della legge, ma impera piuttosto la legge della giungla: comanda il più forte. E un più forte che comanda, un insieme di poteri forti che di fatto governa il mondo, oggi c’è già: un complesso politico-economico-militare, favorito dalla globalizzazione e dalla finanziarizzazione dell’economia che è però legibus solutus, sottratto ad ogni controllo di legalità, come erano un tempo le monarchie assolute. Un complesso fondato su una ideologia neoliberista che ha ribaltato il rapporto fra politica ed economia, affermando che le scelte politiche devono adeguarsi alle esigenze dei mercati.
Il progetto di una Costituzione della Terra mira a porre dei vincoli all’azione di questi poteri forti, obbligarli al rispetto di certi beni che devono diventare non negoziabili, fra cui i diritti umani sanciti nelle varie dichiarazioni, la tutela rigorosa dell’ambiente, la salute globale, l’affrancamento dall’incubo della guerra. In realtà, un embrione di Costituzione mondiale l’avremmo già nello Statuto delle Nazioni Unite varato nel 1945 quando, di fronte alla distruzione e agli stermini della Seconda Guerra Mondiale, i governanti di tutti gli Stati sembrarono davvero decisi a porre fine alle guerre e a garantire la tutela dei diritti umani. Purtroppo, però, i principi allora solennemente dichiarati sono rimasti in gran parte lettera morta perché è mancata la volontà politica di varare le disposizioni necessarie ad attuarli. La Costituente della Terra intende ripartire da lì.
Non si tratta, sia chiaro, di costituire un impossibile – e anche non auspicabile – governo mondiale, né tanto meno qualcosa di simile a un parlamento mondiale, anch’esso difficile da immaginare. Secondo Luigi Ferrajoli (Perché una Costituzione della Terra? Giappichelli Editore,Torino, 2021), una Costituzione della Terra dovrà prevedere piuttosto istituzioni e funzioni di garanzia. La proposta si basa su una riformulazione della nota teoria di Montesquieu, che alla separazione fra i tre poteri classici sostituisce quella fra istituzioni di governo e istituzioni di garanzia. Le prime comprendono sia il potere esecutivo che il potere legislativo – nei sistemi parlamentari peraltro strettamente collegate dalla necessità del rapporto di fiducia – mentre le seconde sono quelle che esercitano le funzioni di garanzia primaria dei diritti sociali (quelle scolastiche, sanitarie, previdenziali, assistenziali ecc. che andrebbero costituite a livello mondiale), e quelle titolari delle funzioni di garanzia secondaria che devono vegliare sull’applicazione della legge (in primo luogo nell’ambito dei diritti fondamentali) fra cui in primis le istituzioni giudiziarie. Una Costituzione siffatta dovrebbe stare al di sopra di tutte le fonti statali, e dovrebbe quindi prevedere un sindacato globale di costituzionalità come barriera contro ogni violazione.
A questa espansione del costituzionalismo a livello internazionale si dovrebbero di conseguenza accompagnare, secondo Ferrajoli, altre tre espansioni. In primo luogo, il costituzionalismo, nato a tutela dei diritti di libertà, dovrebbe arrivare a comprendere a livello internazionale anche i diritti sociali intesi nel senso più ampio possibile fino ad includere oltre all’istruzione, la sanità, la previdenza e l’assistenza, anche ad esempio il diritto alla sopravvivenza che comporterebbe l’eliminazione dei brevetti su vaccini e farmaci salvavita. La seconda estensione dovrebbe riguardare il settore privato: il costituzionalismo è nato per porre fine agli abusi del potere assoluto e si è preoccupato quindi di sottoporre a vincoli e controlli i poteri pubblici in mano agli Stati e non anche i poteri dei grandi gruppi privati nel campo dell’economia, della finanza o delle comunicazioni di massa; poteri, questi, frequentemente esercitati mettendo a serio repentaglio diritti fondamentali dei lavoratori e dei cittadini tutti. Se alcune Costituzioni statali particolarmente avanzate, come la nostra, sono arrivate a porre alcuni vincoli a questi poteri, ben poco è stato fatto a livello internazionale e la dominante ideologia neoliberista va esattamente nella direzione opposta. La terza espansione dovrebbe riguardare l’ambiente. Alla tutela dei diritti fondamentali, sociali e di libertà, si deve oggi affiancare quella dei beni comuni, in quanto indispensabili alla vita di tutti: dall’aria, al mare, all’acqua, alle foreste. Un’espansione diventata assolutamente necessaria oggi che la nostra specie sta deteriorando l’habitat del pianeta a ritmi mai raggiunti in passato.
Per la corrente di pensiero nota come realismo geopolitico quanto qui prospettato è mera utopia senza possibilità di realizzazione. E lo dimostrerebbe appunto l’osservazione della realtà, passata e presente, che ci direbbe che non disimpareremo mai l’arte della guerra e che a livello internazionale regnerà sempre la legge del più forte. Al contrario, per la Costituente della Terra è proprio la realtà che impone drammaticamente una svolta, se non si vuole andare incontro alla catastrofe. Poiché i problemi con cui oggi l’umanità è tenuta a confrontarsi, dalla sopravvivenza, alla salute, alla pace e all’ambiente, come anche la pandemia sta dimostrando, sono di carattere globale; e solo con un approccio globale potranno essere affrontati adeguatamente. Al realismo geopolitico secondo cui non c’è alternativa alla realtà così com’è oggi, si può opporre un altro tipo di realismo che guarda sì con attenzione alla realtà, certamente per comprenderla, ma soprattutto per trasformarla.
Come si legge nella homepage del sito www.costituenteterra.it: Non è impossibile una Costituzione che garantisca i diritti globali e metta in sicurezza la terra: non è “irrealistico” e “utopistico” ciò che semplicemente contrasta con gli interessi e con la volontà dei più forti.
(Il Grandevetro, 250, Inverno 2021)
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