Volevamo semplicemente ricordare, poiché questo nostro paese ha la memoria corta. Ogni tanto emergono dalle cronache frammenti di notizie giudiziarie a proposito di indagini che si chiudono o si riaprono relative alle stragi che hanno insanguinato la Repubblica, di cui i meno vecchi non sanno nulla e chi c’era, se ne ha ancora ricordo, ha una certa nausea: è la solita storia, è solo fumo, non si arriverà a nulla di certo. Un buco nero nella storia d’Italia. Allora abbiamo detto: vediamo qual è lo stato delle Stragi, verifichiamo se tiene ancora la tesi della Strage di Stato, e intanto teniamo sveglia la memoria. Siamo partiti dal concetto di “strage” come uccisione simultanea di molte persone, ma nell’accezione di risultato di un’azione tesa a colpire in modo indiscriminato, nel mucchio (in particolare all’interno di una strategia politica). Per questa ragione non abbiamo incluso il sequestro Moro, gli attentati contro i giudici Falcone e Borsellino, persino i morti di Reggio Emilia. La semplice elencazione delle otto stragi schedate nell’inserto rappresenta bene – ci pare – l’orrore che abbiamo vissuto e che incombe, forse, anche sul nostro presente. Ci siamo posti infatti la domanda se e come le stragi abbiano inciso sulla forma democratica della Repubblica e abbiamo cercato qualche risposta.
Poi, in corso d’opera, è arrivata la pandemia del SARS-CoV-2…
Qui, introduciamo il prossimo Grandevetro con due poesie di Contiliano che collegano in un arco di fuoco Portella della Ginestra, l’Italicus…
Nino Contiliano
BANDIERE ROSSE SUI CADUTI
SICILIA
Quando il tempo ti chiude infuocata
guardo le tue acque in furia
mare della mia terra
la clorofilla odorosa delle alghe
i rifiuti della civiltà sputati.
Immobile ascolto
nel vento di scirocco che batte
l’urlo secolare della mia gente
il pianto e la rabbia dei compagni
scannati ad Avola e Portella.
Sicilia, terra mia
io parlo con queste voci sonanti
con queste mani nodose di dominio
nelle eruzioni del tuo vulcano
nelle straripe dei torrenti assetati
nei colori del papavero a primavera
nella zabbara che lenta trafora
il cielo dell’estate e la notte.
………
ITALICUS
Sui binari dell’Italicus
da Brescia a Milano
rabbiosa corre le vie
la strategia della tensione.
Caccia al rosso:
la vita
messaggio di guerra.
Compagni
i chilometri di cortei
i comizi sui palchi
le canzoni di protesta
le corone religiose
le bandiere rosse sui caduti
le bare avvolte nel tricolore
i pennoni che sventolano
in silenzio adagio
seppelliscono la rivoluzione.
Svegliati compagno
il mitra uccide ancora
i pugni chiusi stringono la terra.
(da A.C., Il flauto del fauno, 1981)
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