Romano Masoni
Il Colore del Coronavirus
Ecco l’inciampo. Anche se non si capisce dove si annidi, dove si nasconda con tutto quel colore sbagliato e quella luce.
Ha il nome di una preghiera e si chiama Coronavirus. Però si sparisce. Non lo vedi, non te ne accorgi, ma si sparisce.
Io sono a rischio, sono vecchio e ho un po’ di tosse, anche se ce l’ho da una vita, d’inverno e d’estate e ho il raffreddore, e mi gocciola il naso e ti guardano con sospetto. E ti fermano.
Vado a dipingere, sono un pittore dico, non ho la mascherina ma ho i pantaloni e la giacca macchiati dei colori brutti del mondo.
Però mi sento bene anche se ho qualche anno di troppo, anche se mi sento provvisorio, vulnerabile come non mi era mai accaduto. Ho però le mie armi. Conosco dei colori io che il Coronavirus neanche se li sogna, hanno nomi antichi scampati alle burrasche e profumi e odori che non c’è amuchina che tenga.
Di questi posso fare l’elenco e con questi mi difendo. Poi in TV vedo i morti, una fila indistinta di bare senza un nome in viaggio verso il nulla. E penso a mia madre e a mio padre che da tempo ho dimenticato ma che ora mi accompagnano in questo imbroglio di vita e di morte.
Di questo nostro tempo sospeso mi è rimasta inchiodata negli occhi e me la serbo, un’immagine potente come il Dio di Michelangelo della Cappella Sistina. E’ la figura di Papa Francesco, solo e ciondolante che cammina nel silenzio lungo una strada deserta di Roma, E’ sconsolato per un Dio che non ascolta e si porta addosso tutto il dolore del mondo.
Insieme a questa immagine di grande forza simbolica mi serbo qualche articolo di Michele Serra, di Stefano Benni, di Roberto Saviano e uno magnifico di Paolo Rumiz dal titolo “Ragazzi unitevi per salvare la nostra Europa”
Leggetelo da qualche parte se vi capita.
Intanto sono ancora qui e guardo, leggo, ascolto (non dipingo) e cerco di riempire questo tempo vuoto e mi accorgo che insieme alle bave, alle bronchiti, agli sputi e ai catarri, ci sono altri virus forse più pericolosi che attentano alla nostra salute mentale.
Mi riferisco a quei miserevoli, ridicoli grilli parlanti che ci ammorbano ogni giorno in TV e si chiamano tuttinsieme “sgarbisalvinialcapezzonedigiordanoemeluzzi”. Con loro non c’è scampo.
Meno male che fuori c’è silenzio, ma anche preghiere e messe cantate e canzoni dai balconi e bandiere e poesie sussurrate.
Io ho incollato alla porta del mio studio e a quella di casa mia i versi, i frammenti e le poesie dei grandi poeti del mondo.
Alcuni fogli sono volati via con la tramontana, altri hanno retto e stanno ancora abbarbicati alle porte.
Sono magia bianca e come il sale alle porte portano bene.
Domani quando si potrà, invece di una stretta di mano, datemi una bella mano di colore ma che sia indelebile. E così sia.
Marco La Rosa
I virus non hanno colori
Caro Romano,
le affascinanti immagini del coronavirus con cui ci tempestano sono state ottenute con un meraviglioso strumento: il crio-microscopio elettronico. Con questo strumento i campioni da esaminare vengono rapidamente congelati a temperature bassissime, come fossero un strato di vetro.
Il campione viene poi investito, invece che da un fascio di luce, da un fascio di elettroni accelerati, intercettati da un sensore, elaborati da un computer e riorganizzati in un’immagine. Quella che vediamo.
La risoluzione del crio-microscopio elettronico è su scala atomica, il che significa che ci fa vedere atomi e molecole, cosa impensabile fino a qualche anno fa. Ma atomi e molecole non hanno colori. Normalmente i colori sono il risultato delle interazioni delle onde elettromagnetiche visibili con la superficie delle cose, elaborate poi dal nostro cervello. Se il cervello funziona male, i colori mancano o sono mal percepiti (daltonismo e altri disturbi). Ma qui? L’interazione avviene fra atomi e molecole, che noi non vediamo, e fasci di elettroni, cui la nostra retina non è sensibile; e l’elaborazione è fatta da un computer. Da dove spuntano fuori i colori?
I colori, caro Romano, li assegna lo sperimentatore, a gusto suo, semplicemente per differenziare i diversi apparati anatomici del virus. Quindi anche lui, lo sperimentatore, nel suo piccolo, è un pittore. Allego una piccola pinacoteca di virus.
Romano Masoni
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