Corona del carognavirus: PRIMA CHE TORNI IL TEMPO DEI BALOCCHI di Decio Macca

 

Martedì 31 marzo

 

Prima che torni il tempo de’ balocchi

sarà risorto il re degli ominicchi.

Voglion tosar la cresta a tutti i picchi

che beccan bronchi vecchi a forti schiocchi

cantando lor la messa a tre rintocchi.

Con tristo umor lumando il sole a spicchi,

ascolto dell’ossa mia i secchi scricchi

senza nessun che mi cerchi i pidocchi.

Prodigio del silente parapiglia,

sgombro d’umani e di lor sozza polvere

il mondo par di nuovo meraviglia.

Respira infin, respira ch’è un piacere!

E aprendo ogni sera la bottiglia,

a sua salute brindo di dovere

con parole sincere:

“La nostra vita al chiuso e il suo travaglio

è giusta pena al nostro lercio abbaglio.”

 

Venerdì 27 marzo

 

Da Maria Virus Populi Romani

plenaria sia donata l’indulgenza

a chi scatarra e smoccola influenza.

Preghiam convinti da bravi cristiani,

le palle ben strette fra le due mani:

‘Occhio, malocchio, corno e flautolenza

lontan Covìd tenete, e sua sentenza!’.

“Angelus Plus”, per cristian belli e sani.

Il Papa mormorava da gran saggio:

“Son cazzi, mettiam fiato nella fiala!”

Il Papa mormorava con coraggio:

“Son cazzi, qui si stenta e ci s’ammala!”

impartendo Urbi et Orbi il pio messaggio

il Papa mormorò: “Curva non cala.

Ragazzi, l’è maiala!”

Tuonò allor Frate Checca: “Vade retro,

ch’altra salute non bramo, né impetro!”.

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