L’amore al tempo del coronavirus
Da due settimane io e mia moglie non ci parliamo. Nessun problema coniugale, siamo una coppia molto affiatata. Il fatto è che entrambi siamo piuttosto miopi e anche un po’ sordi: parlarsi indossando la mascherina e conservando la regolamentare distanza di un metro produce un fastidioso appannamento delle lenti, inoltre garze e lontananza attenuano alquanto i suoni. Così, dopo un paio di giorni, abbiamo rinunciato anche alle poche parole di servizio e ci siamo scambiati solo qualche cenno.
A letto, poi, ciascuno se ne sta rincantucciato sulla propria sponda, voltando le spalle al coniuge. Di fare all’amore non se ne parla.
Preso dalla disperazione, dopo una settimana ho indossato una mascherina nuova e sono andato a trovare Maddalena, l’unica puttana del nostro comune, che esercita nei pressi del casello della Fipilì. Davanti a me c’erano almeno dieci macchine, tutte ben distanziate l’una dall’altra. Dopo due ore finalmente è stato il mio turno. Maddalena, una splendida moldava biondissima, indossava una mascherina viola. Si è affacciata al finestrino del passeggero e ha detto: “No tromba. No sega. Pompino. Tu preservativo. Io mascherina. 100 euro”. Ho ingranato la marcia e sono scappato.
Il giorno dopo sono andato all’ambulatorio e, scommettendo sulla buona sorte, ho richiesto l’impegnativa per una visita dermatologica accusando un prurito acuto all’apparato genitale. Il medico me l’ha concessa non solo senza visitarmi, ma senza neanche farmi entrare nella stanza e dandomi in punta di dita guantate il foglio stampato. In farmacia, che è collegata telematicamente con il CUP, ho avuto la prenotazione per il giorno dopo.
Munito del foglio con l’appuntamento ho superato con successo sei posti di blocco (l’abulatorio presso cui dovevo sostenere la visita era fuori dal mio comune). Appena arrivato ho pagato il ticket di 52 euro e mi sono seduto in sala d’attesa, dove un sedile ogni due recava la scritta: “Lasciate libero questo posto per le recenti norme di sicurezza sulla distanza interpersonale”.
Quando sono stato chiamato ho vinto la mia scommessa e mi ha accolto una giovane dottoressa trentenne, senza maschera e molto carina, che mi ha detto: “Anche lei è qui per un forte prurito genitale? Faccia vedere”.
Io ho abbassato i pantaloni e le mutande e lei, sorridendo, si è infilata i guanti di lattice e mi ha tirato una sega.
Il nostro sistema sanitario è il migliore del mondo.
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