MATILDE E LA BICICLETTA di Francesco Paletti

La mattina sui banchi di scuola, il pomeriggio sui pedali. Funziona così da nove anni per Matilde Bertolini, ciclista calcesana della Bike Cadorago di Como, una delle società d’eccellenza del “pedale rosa”. Che è salita per la prima volta su una bici da corsa a sette anni e non è più scesa, tagliando di volta in volta traguardi sempre più ambiziosi: un anno fa ha conquistato il titolo italiano a cronometro nella categoria Allieve e da ottobre è entrata nel giro della nazionale juniores. «Obiettivi? Mi piacerebbe rimanere nel giro azzurro e ripetermi nei campionati italiani che ci saranno a fine giugno, ma soprattutto continuare a divertirmi andando in bicicletta» dice la 16enne calcesana. Perché sì, è la passione quella che muove tutto, che la fa salire in sella dopo una mattinata passata sui banchi impegnativi del liceo classico “Galilei” di Pisa e pedalare per due o tre ore: a volte con la sorella minore Beatrice, pure lei ciclista, altre da sola, seguita dal padre Daniele in auto: «Pedalo in pianura e su strada, non ho bisogno di grandi altitudini e, dunque, mi muovo spesso nel nostro Lungomonte, magari andando verso San Giuliano Terme. A che cosa si pensa quando si sta ore in sella da sole? Ognuno credo la viva a modo suo: a me serve molto per staccare la spina dalle fatiche e dagli impegni della mattinata a scuola ad esempio, mi rilassa e mi ricarica».

È una velocista Matilde Bertolini, una da corse a cronometro. Più Cipollini che Pantani usando il paragone con due “mostri sacri” del ciclismo maschile. Anche se i suoi idoli sono comprensibilmente più recenti: stravede per Tony Martin, cronoman tedesco per quattro volte campione del mondo a cronometro, e ammira Elisa Longo Borghini, medaglia di bronzo in linea ai mondiali del 2012 e per quattro volte campione d’Italia. Due che danno il massimo nelle corse a cronometro e di velocità, «ma soprattutto che hanno tutto ciò che, secondo me, deve contraddistinguere i grandi campioni, ossia impegno, costanza e soprattutto tanto cuore». Matilde Bertolini di campionissimi del passato ne ha conosciuti due: a Pisa, a febbraio ha incontrato Franco Bitossi, per undici anni nel giro della nazionale, in bacheca fra i tanti trofei anche un argento e un bronzo mondiale in linea, in occasione della presentazione pisana dell’audiolibro che la Caritas Italiana ha dedicato a Gino Bartali. Nell’agosto scorso in Valsugana (Trento), per la Coppa Rosa, invece, ha avuto modo d’intrattenersi con Francesco Moser, campione del mondo sia su strada (1976) che su pista (1977) oltreché vincitore di un Giro d’Italia e di tantissime grandi classiche. «Per chi, come me, ama questo sport in modo viscerale, è stata un’emozione enorme, di quelle che ti mettono anche in soggezione E quando ci si trova di fronte a campioni di quel livello, tutto sommato, non solo è comprensibile ma anche giustificato».

Perché quella fra Matilde Bertolini e la bicicletta è la storia di una passione vera. Nata quasi per caso, ossia dall’incontro casuale fra i genitori, nessuno dei quali con trascorsi sui pedali, e un’allenatrice: «Dopo una chiacchierata, nacque l’idea di far provare me e Beatrice e da lì tutto è nato», sorride la giovane ciclista calcesana. Che in nove anni in sella a un bici ha incontrato tanti “complici”: «Uno dei più importanti è stato senz’altro Roberto Battaglia, il direttore sportivo del Gruppo sportivo Butese, la mia prima società – dice -: è lui che mi ha trasmesso l’amore per la bici». Fondamentale, però, anche il lavoro di Alessio Cellini, attuale preparatore atletico di Matilde Bertolini: «I risultati che ho ottenuto negli ultimi anni sono soprattutto merito del lavoro che abbiamo impostato insieme e condotto sotto la sua supervisione».

Nel futuro di Matilde Bertolini, invece, c’è anche il ciclismo su pista: «Ci sto provando da quando sono entrata nel giro delle nazionali e vorrei crescere ancora, anche se non è facile perché a livello femminile siamo fra le migliori al mondo».

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