Pensierino su Sanremo. Trovo lo sdegno da parte degli spettatori del teatro Ariston, vibrantemente insoddisfatti dai verdetti di tre giurie, di cui una popolare, la degna rappresentazione di un popolo come il nostro. Di una classe sociale, anzi, quella che si può permettere di assistere ad uno spettacolo simile, che troppo spesso si trova a rappresentarci.
Ricordo che anch’io mi compiacqui della protesta all’Ariston quando Malika Ayane restò fuori dal podio, mentre sul secondo gradino salirono Pupo, E. Filiberto di Savoia e un terzo personaggio di quella levatura; ma allora erano gli stessi orchestrali che strapparono gli spartiti e protestarono. Insomma, erano addetti ai lavori.
Invece ieri sera abbiamo assistito all’imbarazzo dei tre conduttori, all’inceppamento di uno spettacolo, a un rodaggio tesissimo da parte del Mago Forest, a causa di un esercito di bambini viziati e capricciosi che si sentivano in diritto di rovinare uno spettacolo in mondovisione solo per il loro censo che permetteva loro di essere lì. E poi per la Berté… mica per un novello Tenco!
Credo che questa cosa ci rappresenti molto. Il potere mediatico, quello di comunicare, di esprimere le proprie opinioni con un forte impatto, e quindi quello anche di commettere errori la cui riparazione sarà equamente suddivisa tra i loro autori e gli spettatori, sono in mano a persone ricche, ignoranti, maleducate, prepotenti e assolutamente prive di stile.
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